Pagina:Della fortuna di Dante nel secolo XVI Barbi, 1890.djvu/40

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— 26 che si avGva delle cose de’ greci e de’ latini^ e la |mateiia e la qualità del soggetto della opera, io non credo mai che il lor giudizio si fosse tanto ingannato, ch’ei si avesser lasciato uscir di bocca simili parole» (^). Era il buon Calzettaio fiorentino cosi preso d’entusiasmo per Dante, al quale confessava dover tutto quello che sapeva, che non poteva sopportare che si desse biasimo al suo poeta senza riguardo alcuno; e con tanto calore procede nella disputa, da non poter egli stesso fuggire il biasimo di aver mancato di rispetto alle buone qualità dei Bembo (^). Al che egli rispondeva che, nonostante fosse questi stato uomo in tutte le altre cose da essere lodato ed onorato sommamente, pure non avendo avuto rispetto a Dante non si doveva già averlo a lui (3). Né diverso era il pensiero degli altri Accademici Fiorentini; anzi avendo, in risposta a una lettera di Lodovico Dolce, scritto Carlo Lenzoni una d.fesa di Dante, in cui erano vivacemente ribattute le accuse oltre che del Bembo anche dei suoi seguaci e specialmente del Tomitano, veniva fin dal 1548 approvata con tutte le solennità nell’Accademia Fiorentina, dando all’autore licenza di mandarla fuori per le stampe (*). Fu questa la difesa più compiuta di Dante e che più (’) Letture, I, 325. (*} Gelli, Opere; Firenze, Le Monnier, 1875; p. 270. (’) Opere, p. 271. (*) Lenzoni, op. cit., p. 33. Negli Annali dell’Accademia degli Umidi poi Fiorentina ( cod. marucelliano, B, III, 52) trovasi a e. 45 b sotto la data 20 Febbraio 1547 ( st. com. 1548 ): «Approvarono la Difeasioae di Dante e altro di Carlo Lenzoni a m. L.» Dolce in risposta di una sua lettera».