Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 1.djvu/45

Da Wikisource.

ALLA GEOGRAFIA DI STRABONE 31

mento tanto buono, che nulla ebbevi da cangiare. E grazie a Strabone, dal quale impariamo che Eratostene non solo nomò Timostene, ma anche il lodò: Eratostene... e Timostene che scrisse de’ Porti, il quale è dal primo lodato sopra ogni altro (177)- Poscia, perchè alcun creda un tal furto, bisogna ch’ei supponga stolto Eratostene, come colui che rubava ciò che non poteva nascondere. L’opera di Timostene non era solamente cognita a lui, ma eziandio a molti altri sapienti d’Alessandria, fra i quali indubitatamente sarebbonsi trovati alcuni per manifestare il plagio d’Eratostene, e specialmente quanti il cognominavano Beta. È facile che lo stesso Timostene tuttavia vivesse, o almeno gli amici e congiunti suoi convivevano con Eratostene, e come avrebbero negletto di pungerlo pel suo plagio (178). E questo basti intorno ad Eratostene.

Dopo Eratostene è Ipparco niceo, astronomo fra suoi contemporanei primo, creato dalla natura per iscoprire e trasmettere molte verità ai posteri. Che se propriamente egli non attese alla geografia, contribuì non pertanto mollo al progresso di essa. Accettò la misura della terra di Eratostene (179), e in altre parti molte ne seguì il sistema; ma in molte si studiò pur di distruggerlo, non però sempre ragionevolmente. Aiutato da osservazioni astronomiche fissò le posizioni di certi luoghi, dei quali cercò anche, primo egli, segnare le vere distanze da oriente ad occidente, colla osservazione delle ecclissi lunari (180). Di Ipparco vogliono probabilmente alcuni essere il trovato della proiezione delle tavole geografiche (181), cioè il metodo di trasferire sulla tavola