Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/327

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libro terzo 313

Lo stesso dicasi di tutti i cetacei, degli origi, delle falene e dei fiseteri. Quando questi ultimi soffiano in alto, coloro che stanno da lungi a guardare veggono quasi una nube in forma di colonna. Anche i congri crescono quivi in grossezza poco men che di belve, e soverchiano di gran tratto nella mole quelli che trovansi presso di noi; e vi sono anche murene e più altre generazioni di pesci. Dicesi che a Carteja v’hanno buccine e porpore corrispondenti a dieci cotili1; e lungo la spiaggia esteriore, congri e murene di più che ottanta mine, polipi del peso di un talento, tentidi2 di due piedi, ed altri pesci di simil fatta. Vi concorre anche gran quantità di tonni pingui e grossi dalla spiaggia ch’è al dì fuori delle Colonne, e si nutrono delle ghiande di una specie di quercia che cresce sul mare; pianta assai piccola che porta un grossissimo frutto. Abbonda quest’albero anche in fra terra nell’Iberia, con grandi radici quali si converrebbero ad una vera quercia, ma nell’altezza è poi minore di un piccolo arbusto: i suoi frutti sono tanto abbondanti, che dopo la maturità, gittandoli in fuori le maree, n’è piena tutta la spiaggia dentro e di fuori delle Colonne; ma a misura che si procede all’indentro si trovano sempre minori. Polibio afferma che di queste ghiande se ne mandano fino nel Lazio, se pure (soggiunge) non ne producono anche la Sardegna e il paese a quella vicino. Anche i tonni, provenienti dal mare esterno, quanto

  1. Il cotilo era una misura di liquori.
  2. Il pesce calamaio.