Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/39

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libro primo 27

Ma d’altra parte non debbe nemmanco investigare minutamente quali siano in ciascun luogo della terra gli astri che si levano insieme, o che insieme tramontano, o che si trovano insieme al meridiano; i gradi di elevazione del polo; i punti del cielo corrispondenti al zenit di ogni luogo, e finalmente tutto ciò che secondo il mutarsi dell’orizzonte e del cerchio artico, si muta o nell’apparenza o nella sua propria natura. Ma di queste cose alcune non debbon essere da lui studiate punto nè poco, a meno che non le voglia considerare in qualità di filosofo; altre dee crederle sull’altrui fede, sebbene non ne scorga la cagione: perocchè l’investigarla spetta al solo filosofo, e l’uomo di Stato non ha, o certo almeno non ha sempre tanto ozio, da potere attendere a così fatte investigazioni. Così eziandio chi si fa a leggere questo libro non debb’essere nè tanto sprovveduto d’ogni istruzione nè tanto inerte da non aver mai veduta una sfera, o i cerchi che vi sono descritti, e dei quali altri sono paralleli tra loro, altri li tagliano ad angolo retto, altri sono in obbliqua posizione; e da non conoscere la posizione dei tropici, dei meridiani, e del zodiaco pel quale cammina il sole regolando le differenze delle stagioni e dei venti. Perocchè colui il quale ignora le cose spettanti al variare dell’orizzonte, al cerchio artico, ed a quant’altro viene insegnato nei primi elementi della matematica, come potrà tener dietro alle cose che in questo libro si dicono? E chiunque ignora che cosa sia una linea retta o una curva, un circolo, una superficie sferica o piana; chiunque non conosce nel cielo nè i sette astri dell’orsa maggiore, nè cosa