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Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/457

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libro quarto 443

con un lago che riesce nel fiume Isara: il quale poi ricevendo in sè un altro fiume detto Atage, va a sboccare nell’Adria. Dallo stesso lago esce anche un altro fiume che portasi all’Istro e chiamasi Atesino1. Che anzi l’Istro medesimo ha le sue origini da questi monti che sono divisi in molti rami e in molte sommità. Perocchè dalla Ligustica fino a questo sito del quale ora parliamo, si distendono senza interrompimento le alture delle Alpi, e rendono immagine di un monte solo. Ma procedendo più oltre si trovano ora più eccelse ora più abbassate quelle montagne, e come divise in parecchie parti e sommità. La prima di queste divisioni è quel dosso che oltre il Reno ed il lago s’innalza a mediocre altezza ed è rivolto all’oriente, dove sono le sorgenti dell’Istro vicino agli Svevi ed alla foresta Ercinia2. Alcuni altri sono volti verso l’Illiria e l’Adria; ed uno di questi è il monte Appennino già detto, e il Tullo, e il Fligadia, e i monti sovrastanti ai Vindelici, dai quali discendono e vanno a sboccare nell’Istro il Dura, il Clani e parecchi altri torrenti. Intorno a questi luoghi abita la gente di Japodi, già frammischiata cogl’Illirii e coi Celti, e presso alla quale si trova il monte

  1. Osserva il Gossellin non trovarsi alcun fiume Isara nè Atage che sbocchi nell’Istro: e che Atesino o Atesi si disse anticamente l’Adige, il quale per altro riesce al mare Adriatico.
  2. L’Autore accenna in questo luogo quella catena di montagne che attraversa la Svevia dal mezzodì al nord parallelamente al corso del Reno. Quivi ha le sue sorgenti il Danubio (l’Istro). — Il lago poi qui menzionato pare che sia quel di Costanza. - La selva Ercinia è la selva Nera. (G.)