Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/96

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84 della geografia di strabone

gabile: e senza buona ragione Eratostene tenne la contraria sentenza. Perocchè egli crede che non fosse per anco seguita la irruzione delle acque a traverso delle Colonne d’Ercole, di modo che il mare esterno essendo sostenuto ad un livello più alto si congiungesse allora invece col Mediterraneo dalla parte dell’istmo, e lo coprisse: e che quando poi l’irruzione successe, l’oceano s’abbassasse, lasciando così scoperto il terreno vicino al Casio ed a Pelusio fino al mar Eritreo. Ma quale testimonianza storica abbiamo che la predetta irruzione non fosse avvenuta innanzi alla guerra di Troia? Diremo noi che Omero quando immaginò la navigazione di Ulisse a traverso di quello stretto per uscir nell’oceano, suppose già avvenuta l’irruzione; e che poi supponesse il contrario affinchè Menelao potesse colle sue navi passare dall’Egitto nell’Eritreo? Eppure quel poeta introduce Proteo a dire a Menelao:

                   Te nell’elisio campo ed ai confini
                   Manderan della terra i Numi eterni;

e quale poi sia questo luogo, cioè che sia nell’estremità occidentale, il chiarisce quel Zefiro di cui fa menzione appresso:

                   . . . . . . . . . Ma di Favonionota il dolce
                   Fiato che sempre l’oceano invia
                   Que’ fortunati abitator rinfresca.


1

    quella comunicazione; e fa meraviglia che nel secolo scorso il Divano del Cairo giudicasse impossibile il riaprirla, adducendo di nuovo quella immaginaria differenza di livello fra i due mari. (G.)

  1. Favonio; lo stesso che Zefiro.