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nia di Nomadi, uomini giusti. Ed Eforo dando ad Anacarsi il nome d’uomo sapiente, dice che appartenne a questa nazione, e nondimeno fu considerato come uno dei sette sapienti a cagione della perfetta sua modestia e prudenza: e inventò lo strumento con cui destasi il fuoco, l’àncora con due becchi, e la ruota del vasaio. E questo io dico, ben sapendo per altro ch’Eforo non dice sempre il vero, principalmente dov’egli parla di Anacarsi. Perocchè e come potrebbe la ruota predetta essere invenzione di Anacarsi, quando la conobbe Omero più antico di lui?

                             Come rapida ruota che seduto
                             Al mobil torno il vasellier rivolve1.

E questo sia detto per dimostrare che giusta una comune tradizione, così dagli antichi come dai moderni fu creduto, che i Nomadi più divisi dall’abitazione degli altri uomini vivessero di latte, senza ricchezza di sorta, e con grande giustizia; nè furono punto un’invenzione di Omero. E rispetto ai Misii, dei quali questo poeta fa menzione, si può a buon diritto domandare Apollodoro, s’egli stima che anche questi siano fantasticati da Omero, o se crede invece che alluda a quelli dell’Asia interpretando a sproposito il testo, come abbiamo già detto. Che s’egli li considerasse come popoli immaginarii, asserendo che nella Tracia non si trovino Misii, direbbe contro il fatto: perocchè anche in questa nostra età Elio Cato trasportò dall’opposta

  1. Il., lib. xviii, v. 600.