Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 3.djvu/256

Da Wikisource.
248 della geografia di strabone

toa, la quale è posta proprio sol vtrtice di quel monte. Ed è l’Atos un monte che rende immagine d’una mammella, acutissimo, altissimo; sicchè gli abitanti della cima vedono il sole alzarsi tre ore prima di quelli che stanno lungo la spiaggia. Navigando poi intorno alla penisola dalla città di Acanto fino a Stagira, patria di Aristotele, v’ha quattrocento stadii. In questa città trovasi un porto detto Capro, e un’isoletta dello stesso nome. Poi vengono le foci dello Strimone; poi le città di Fagre, Galepso e Apollonia; quindi la foce del Nesto che serve di confine alla Macedonia e alla Tracia, secondochè Filippo e Alessandro suo figlio le hanno limitate al loro tempo. Intorno poi al golfo Strimonico vi sono anche altre città, come a dire Mircino, Argilo, Drabesco e Dato. Questa ha un ottimo territorio e fertilissimo, e arsenali e miniere; d’onde nacque il proverbio: Un Dato di beni1, ossia Un gomitolo di beni».

«Moltissime miniere d’oro si trovano alle Crenidi, dove ora è fondata la città di Filippi presso al monte Pangeo. Ed anche questo monte Pangeo ha miniere d’oro e d’argento, e così pure il paese al di là e al di qua del fiume Strimone sino alla Peonia. Anzi dicono che anche coloro i quali coltivano il territorio Peonio trovano alcuni pezzi d’oro».

«Il fiume Strimone comincia dagli Agriani che stanno d’intorno al monte Rodope».

«Quell’Asteropeo figliuolo di Pelegone ch’è men-

  1. Cioè: Grande abbondanza di beni.