Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 3.djvu/52

Da Wikisource.
44 della geografia di strabone

e Camarino. Appartengono all’Umbria anche il fiume Æsi e il monte Ginguno1, la città di Sentino, il fiume Metauro, e Fanum Fortunae. Quivi sono i confini tra l’antica Italia e la Celtica dalla parte del mare Adriatico; ma furono poi spesse volte tramutati dai governatori di quel paese. Perocchè da prima stabilirono per confine l’Æsi; poi il fiume Rubicone. Ed è l’Æsi fra Ancona e Seno Gallia2; e il Rubicone è fra Arimini e Ravenna: e tutti e due sboccano nell’Adria. Ora poi, denominandosi Italia tutto quanto il paese infino alle Alpi, non accade più ragionare di cotesti limiti. Nondimeno tutti s’accordano a dire che l’Umbria propriamente detta si stende niente manco che fino a Ravenna, perocchè questa città è abitata da Umbrii.

Da Ravenna pertanto ad Arimini dicono che vi sono trecento stadii. Chi poi va da Arimini a Roma per la Via Flaminia, attraversando tutta quanta l’Umbria fino ad Ocricli ed al Tevere, percorre un cammino di mille e trecento cinquanta stadii: e questa è la lunghezza dell’Umbria; ma la sua larghezza è irregolare.

Al di qua dell’Apennino le città notabili lungo la stessa Via Flaminia sono Ocricli sul Tevere, Laro-

  1. L’Æsi è il Fiumesino. Il Ginguno non è conosciuto. Sentino è ora Sentina, e il Metauro dicesi Metaro. Del nome latino poi Fanum Fortunae (Tempio delta Fortuna) ora è rimasto sol Fano.
  2. Poco prima la nominò semplicemente Sena.