Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 3.djvu/55

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libro quinto 47

il luogo detto Sassi Foruli, acconcio piuttosto ad essere un rifugio di ribelli, che un’abitazione propriamente detta. Curi poi al presente è un borghetto da nulla; e fu una volta illustre città, della quale uscirono Tito Tazio e Numa Pompilio re di Roma: e di qui inoltre gli oratori sogliono chiamar Curiti (Quirites) i Romani. Anche Trebura ed Ereto ed altre abitazioni consimili voglionsi considerar come borghi piuttosto che come città. Tutto poi il paese dei Sabini è abbondevolissimo di ulivi e di viti, e produce anche molte ghiande; ed è vantato come a motivo di alcuni altri suoi animali, così principalmente per la razza dei muli di Reate che sono in gran fama. E brevemente può dirsi che in tutta quanta l’Italia crescono ottimamente i bestiami e i frutti d’ogni maniera, benchè alcune specie poi si trovino in qualche sua parte meglio che in un’altra.

I Sabini sono una razza d’uomini antichissimi ed autoctoni: i Picentini e i Sanniti ne sono colonie; da’ Sanniti vennero poscia i Leucani, e da questi i Brezii. E la loro antichità potrebbe congetturarsi dal valore e dalle altre virtù colle quali si sostennero fino a questa età. Lo storico Fabio1 dice che i Romani allora per la prima volta conobbero le ricchezze, quando diventaron signori di questa nazione. La Via Salaria, che non è lunga gran fatto, passa pel territorio Sabino: presso ad Ereto (borgo situato sul Tevere) le si congiunge la Via Nomentana, la quale comincia anch’essa dalla porta Collina.

  1. Visse 216 anni circa prima dell’E. V.