Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/206

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6. 94I Greci dunque rimasero fermi nelle acque dell’ Enbea, e là combatterono la battaglia navale coi Persiani Ma le cose passarono in. questo modo. Giunti che furono i Barbari uè! primo imbrunire (2) innanzi ad Afeta; e avendo allora veduto cog-li occhi propri quanto già dian2Ì sapevano, di un piccolo naviglio ellenico raccolto presso ad Artemisio; si accesero subito della voglia di correre ad affrontarlo, nella fiducia d’impossessarsene. Ma poi s^ trattennero da una diretta e immediata offesa per il more che i Greci, vedendoseli venire incontro, non precipitasser la fuga, e protetti quindi dal sopravvenire de notte, riuscissero a mettersi io salvamento. Quando lo contrario (a sentire i discorsi dei Barbari) neppure un portafiaccole (3) doveva rimaner vivo.

7. Sì che mossi dalle suddette ragioni, i Persiani ordinarono quello che son per dire. Scelsero, cioè, dugento navi del numeroso naviglio, e poi le spinsero al di là dell’isola di Sciato, perchè potessero, girando celatamente TEubea, e oltrepassando il capo Cafareo e il capo Geresto, raggiuDgere lo stretto di Euripo. E tutto ciò al fine prestabilito d’inviluppare completamente gli Elleni. Ai quali da una parte s’interrompeva in questo modo lavi» del ritorno, mentre dall’altra sarebbero stati assaliti d»’ grosso dell’armata. E secondo il concepito disegno, spedirono realmente le dugento navi destinate a effettuarlo ma seuza avere nessuna intenzione di correre in quell stesso giorno sopra il nemico, e risoluti anzi a non versi prima di essere fatti certi, da un segnale con^ nuto, che quelli che giravan l’Eubea avevano raggiuDS la loro m’^ta. Nel frattanto vollero far la rassegna de navi rimaste dinanzi a Afeta.