Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/229

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

— S17 —

non trasferendo alle navi, la virtù riparatrice indicata dal vaticinio.

52.1 Persiani poi, accampatisi nel colle opposto a quello dove s’alza l’acropoli, cioè a dire, sull’Areopago (21), si misero ad oppugnare la nìcca d’ Atene in questa maniera. Vestivano di stoppa accesa le loro saette, e poi cosi le lanciavano contro la palizzata eretta dagli avversari. Ma gli assediati Ateniesi; quantunque ridotti all’estremo, e Don potendo neppur più ’contare sulla protezione della palizzata; continuarono nondimeno a resistere, né cedettero daffronte alle condizioni di pace offerte loro dai Pisistratidi. Si difendevano in mille guise; e massimamente arrestavano il progresso dei Persiani (ognora che si avvicinavano più alla porta), rotolando loro addosso degli enormi sassi dal monte. Di sorte che Serse rimase per qualche tempo come smarrito d’ogni consiglio, non sapendo come fare a espugnarli.

te

f 53. Ma pur finalmente, dopo molti travagli, si offerse ’ ai Barbari l’accesso desiderato; dappoiché era fatale, e a seconda dei vaticini, che tutto il continente dell’Attica cadesse in podestà dei Persiani. Mostravasi iafatti, dalla parte della r<5cca opposta a quella dell’adito comune e della porta d’ingresso, una via esclusa da ogni custodia e riputata inaccessibile; dove nonostante alcuni dei Barbari riuscirono ad arrampicarsi (rasentando it sacrario di Anglauro, figlio di Cecrope) (22), per quanto il luogo fosse ripido ed iscosceso. Accortisi poi che si furono gli Ateniesi dell’operazione dei Barbari, alcuni si gettarono per disperati giù dal muro di cinta, altri corsero a cercare rifugio entro la cella di Minerva Poliade. E quei