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uscì fuori dall’Attica. Ed essendoglisi, cammin facendo, presentato un messaggere coll’annunzio; che una torma di mille Lacedemoni era già entrata a Megara, egli fece subito disegno d’impadronirsene. Al quale effetto voltò il suo esercito verso Megara. mandando innanzi i cavalli a scorrere per il paese. E fu quello il punto più occidentale, che i Persiani abbiano mai raggiunto in Europa.
15. Ma essendo arrivato un altro messaggio a Mardonio. che l’informava che gli Elleni facevano massa sull’Istmo, egli ritrocedette, prendendo la via di Decelea. Poi, andando dietro a certe guide assegnategli dai Beotarchi, pervenne a Sfendalea, e di là a Tanagra. Dove pernottò; e quinci, il giorno appresso, s’indirizzò a Scolo nella dizione tebana. Dove, nonostante tutto il medismo degli abitanti, furono per opera di Mardonio disertate e guaste le loro terre, non per alcun segno d’inimicizia, ma per imperiosa necessità. Conciossiachè egli volesse costruirvi un campo trincerato, il qual servir doveva di riparo all’esercito e di salute a se medesimo, nel caso di avversa fortuna nelle battaglie. L’esercito persiano poi distendevasi, lungo il corso dell’Asopo, dalla città di Eritrea, presso Isia, fino ai confini plateesi. Il campo trincerato però non aveva al certo simili proporzioni: ma costrutto in forma quadrata non mostrava lunghezza maggiore che di dieci stadi per ogni lato. E intanto che i Barbari in quest’opera si travagliavano, un certo Attagino, figlio di Frimone, cittadino Tebano; dopo aver fatto magnifici apprestamenti; invitò Mardonio e altri cinquanta fra i Persiani più riguardevoli ad ospitale banchetto. Gl’invitati accettarono, e il banchetto ebbe luogo entro le mura di Tebe.