Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/366

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-354 73. Fra gli Ateniesi poi si distìnse massimamente Sofané, figlio di Eutichide, della borgata Decelea. Un discendente di quei Decelei che, per detto degli stessi Ateniesi, commisero im giorno un’azione di utilità eterna per se medesimi. Perchè, quando i Tindaridi anticamente invasero l’Attica con un forte esercito per ripigliare Elena, e ignorando dove ella si nascondesse, manomettevano e sbandeggiavano i popoli della contrada; dicono die i Decelei, anzi Deceleo stesso, indegnato per la violenza di Teseo, e trepidante per le sorti dell’Attica, scoprisse a quelli ogni cosa, e mostrasse loro la via di Afidna; la quale città fu poi aperta ai Tindaridi dal tradimento di Titaco, cittadino afidnese: onde conseguitò che in Isparta fossero i Decelei continuamente prosciolti da ogni gabella, e degnati dei primi seggi nelle pubbliche solennità. Io guisa che, perfino nella guerra rottasi tanti anni dopo fra Ateniesi e Peloponnesi, mentre i Lacedemoni conquassarono tutto il resto dell’Attica, ebbero però un riguardo a Decelea (13).

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74. Ma di Sofane, oriundo di questo borgo; e che si distinse tanto (come dicemmo) nella battaglia di Platea; corrono per le bocche degli uomini due diversi racconti. Imperocché, secondo gli imi, egli portava un’ancora di ferro raccomandata per mezzo di una catena di bronzo alla cintura della corazza: àncora che egli configgeva in terra, quando si appressava ai nemici, acciocché questi, alla loro volta affrontandolo, non fossero abili a smoverlo dal suo posto; ma che poi, dicono, che sferrasse, tosto che i nemici erano messi in fuga, per seguitarli. A questo racconto però se ne contrappone un altro tutto diverso: secondo cui, Sofane aveva un’ancora scoi