Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/239

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NOTTE. 213

445Forse dirà talun, che all’uom nel mondo
Fa d’uopo simular: costui risponda;
Il simulare è onesto? E se pur vuoisi
Coglier si vii necessità, non manca
Sicuro mezzo. A se.iascun ripeta y
450Creda ciascun, che necessario mai
Qualunque impiego esser non può, se tin vile
Vi vuol per eseguirlo: il mezzo è questo.
Dirassi ancor, che sebben vii rassembri
Il commercio el mondo, illustri pregi
455Può far, die vesta un’alma, e sia più bella:
Che indifferente mai non è per l’alma
Ciò che il mondo produce; e che se in queste
Può estinguer di virtù la sacra face,
Contro del vizio accrescer può lo sdegno;
460K che se ben si miri, «e si conosca,
Insegna all’uom come condursi ei debba»
Troppi rischj vegg’io, troppi perigli
In tal dubbia speranza. Il saggio in terra
Non è già un Nume. Ha la virtude ancora
465Le debolezze sue, le sue battaglie,
E rabbiosi, costanti aspri nemici.
Di quei, che a lei son fidi, assai più raro,
Più tardo è il pianto: ma se piangon questi,
Posson gli empj sperar placido riso?
470Se lagnarsi talor de* proprj affanni
Dee la saviezza, e può felice vita
Pretender la follìa? Che se costretto
Pur si vede a soffrire il folle, e il saggio
Come vantar si può la vita, e il mondo,
475In cui più lieto è quei, che men si lagna,
Ove un’estrema sofferenza è il àólo,
Il sommo bene, ed ove anche il più fido
De’ nostri amici abbisognar si vede
Sì spesso di perdon? Felice l’uomo,
480Che d’ogni altro assai men conobbe il mondo r
Mondo perfido, e tal che i suoi seguati
Mai non trovan sincero, e mondo avaro,
Qhe lì poco ci dona, e che sì presto