Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/117

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libro primo 97

tempo, non sapendo quando il nimico voglia passare, in luoghi com’io ho detto stretti e sterili. Perdendo adunque quel passo che tu ti avevi presupposto tenere, e nel quale i tuoi Popoli e lo esercito tuo confidava, entra il più delle volte ne’ Popoli e nel residuo delle genti tue tanto terrore, che senza potere esperimentare la virtù di essi, rimani perdente, e così vieni ad avere perduta tutta la tua fortuna con parte delle tue forze. Ciascuno sa con quanta difficultà Annibale passasse le Alpi, che dividono la Lombardia dalla Francia, e con quanta difficultà passasse quelle che dividono la Lombardia dalla Toscana; nondimeno i Romani l’aspettarono prima in sul Tesino, e dipoi nel piano di Arezzo; e vollono più tosto che il loro esercito fusse consumato dal nimico ne’ luoghi dove poteva vincere, che condurlo su per l’Alpi ad esser distrutto dalla malignità del sito. E chi leggerà sensatamente tutte le Istorie, troverà pochissimi virtuosi Capitani aver tentato di tenere simili passi, e per le ragioni dette, e perchè e’ non si possono chiudere tutti, sendo i monti come campagna, ed avendo non solamente le vie consuete e frequentate, ma molte altre, le quali se non sono note a’ forestieri, sono note a’ paesani, con l’ajuto de’ quali sempre sarai condotto in qualunque luogo contro alla voglia di chi ti si oppone. Di che se ne può addurre uno freschissimo esempio nel 1515. Quando Francesco Re di Francia disegnava passare in Italia per la ricuperazione dello Stato di Lombardia, il