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vincia del Chianti, era quattro, o cinque volte sopra il prezzo ordinario dei nostri tempi, non v’era Poggio sì alpestre, o sassoso, che ò col ferro, o col fuoco non si stritolasse per piantarvi le Viti. Chi aveva denaro s’impiegava in questo onesto, e piacevol guadagno, chi non ne aveva, cercava imprestiti per rinvestirvelo, onde tutto era in continuo moto fra le mani de poveri lavoratori, che non restando neppure un giorno giammai oziosi si sostentavano decentemente. Ciò, che seguì nel Chianti a tempi nostri, quando il Vino era in prezzo, cioè di trovarsi coltivato, e fecondato di Ulivi, di Biade, e di qualunque sorta di frutti, può osservarsi anche in altre Provincie da chiunque vorrà rintracciare l’epoca de loro miglioramenti, che hanno avuta comunemente l’origine dall’essere salito in prezzo qualche frutto, che la natura di quei terreni potesse volentieri produrre.

Ma senza considerare adesso il gran