Pagina:Discorso sopra i divorzj veneti.djvu/22

Da Wikisource.

XXII


no ai naturali sentimenti dell'Uomo, ed anche a que' suoi sentimenti morali che furono l'opera di molti secoli, e di molto sangue. Riddurre tirannicamente un Marito onesto a dover esser spettator indolente della propria Moglie, vagante sfaticamente di continuo per le Piazze, ai teatri, e a tutti i spettacoli col Drudo al fianco; ed esser Obbligato a doverla mantener in questo stato col dinaro smunto a lui, ed ai poveri suoi Figlioli, era violenza tale da avvilir, inasprir, rivoltar qualunque Uomo, cui restasse un atomo di Sensibilità, e di decoro.

Scapoli fortunati, e veramente ierque quaterque beati! Compiacetevi giustamente della vostra situazione.

....Non che ne alletti
Il male altrui, ma sol perché l'aspetto
Di un mal, che non si soffre è dolce eggeto.

§. 15.

Consumato tutto quest'ordine di cose quanto crudeli altrettanto non necessarie, riccreva la Moglie alla ora ex-Avogaria dimandando un provvedimento di Mobili per allestir la sua casa di abitazione, ed una contribuzione annua a titolo di alimento. E se a fronte dell'enorme indiscrezione che soleva accompagnar queste dimande il Marito si opponeva, anche solamente dal più al meno, cadevano subito sopra di lui altre due disgrazie, cioè nuovi Provisionali, e le stampe, che si diffondevano tra le mani di tutti i curiosi, che ardivano cercarne un esemplare. Si è già parlato della Legge 1559., di cui più volte i Consultori compiansero la dessuetu-


di-