Pagina:Discorso sulla crisi granaria - Francesco Perrone - 25 Febbraio 1915.pdf/21

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Si è risposto: ma no, voi siete in errore; se fosse stato così noi non ci troveremmo a questo punto, perchè avremmo dovuto imbatterci in una duplice condizione di fenomeno: a) la univocità della voce mercè il salire o il discendere dei prezzi delle mercanzie a seconda della variazione della moneta; b) l’ascesa continua dei prezzi per virtù dell’oro accresciuto.

Invece troviamo articoli che aumentano e articoli i quali rinviliscono: prova ne sia il caffè che diminuisce mentre il grano cresce; il cuoio che cresce di prezzo, mentre i metalli diminuiscono, fatta eccezione per lo stagno e per il piombo.

Dunque, neppure a questo può invocarsi aiuto: anzi mi pare che proprio l’illustre maestro, l’onorevole Luzzatti, sostenesse una volta all’Accademia dei Lincei questo, proprio. Signori, l’oro che, per 21 miliardi, abbiamo raccolto nel mondo in solo dieci anni, quest’oro per 5 miliardi è preso dalle industrie artistiche, dagli abbellimenti delle nostre signore soprattutto, — e anche degli uomini, aggiungo io, perchè vedo qua tanta gente che porta catene e bottoni d’oro (Ilarità); altri dieci vanno nelle casse delle Banche di emissione come riserva, e di là i direttori, carabinieri di guardia confe Miraglia, non c’è cristi che ne facciano prelevare; infine, gli altri 6 miliardi che restano, in proporzione di 600 milioni all’anno, corrono nella circolazione. Ma che cosa è questa modesta quantità di fronte agli investimenti ferroviari,