Pagina:Domenico Spadoni - Alcune costumanze e curiosità storiche marchigiane (Provincia di Macerata), 1885.djvu/72

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che dico? era un segnale d’appuntamento... e molti ) erano gli aranci che turbavano i sonni dei mariti.1

Tanto che l’autorità, sempre vigile del buon costume, / se ne preoccupa. E se negli atti delle Riformanze del 1457, a fol. no, abbiamo menzione di una grazia fatta ad alcuni giovani, che avevano lanciato melaranci nella festa di S. Giuliano, nel volume del 1468 a fol. i 63 si legge invece super provisione facienda ne melarancia proicianhir aniplius ad fenestras muìieribus in fésto Sancii Inliani, cnm sit res iurpis ci dedecorosa e si propone che, a principiare da tre giorni innanzi alla -; festa sino al di susseguente, nessuno possa vendere ) melaranci nella città di Macerata, comminando pene; ai contravventori.

Nell’anno 1474, volendosi solennizzare in modo spe- • ciale la ricorrenza del patrono S. Giuliano, si fece nel ) programma delle feste eccezione alla regola, dando a ) tutti licenza per quel giorno di lanciare melaranci alle / fenestre. Ma la prava usanza fu normalmente persegui- { tata e nello Statuto, edito per le stampe nel 1553, la autorità comunale vi dedicò nelle prime pagine nien- ) temeno che un capitolo speciale.


  1. Il trovare quest’usanza più che profana in una festa religiosa < si spiega probabilmente con una superstizione in voga nei tempi passati. S. Giuliano ospitatore, come racconta la leggenda, uccise ( nel suo letto i propri genitori, credendo che fossero invece la < moglie coli’ adultero, della qual cosa pianse amaramente e menò ’ severa penitenza. Perciò S. Giuliano fu ritenuto protettore degli illeciti amori

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