Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/22

Da Wikisource.
16 i marmi - parte prima


Carafulla e Ghetto Pazzi

Carafulla. L’opinion mia è, Ghetto, che pazzo voglia dire zoppo del cervello e cervello a pezzi.

Ghetto. Se tu non hai il cervello storpiato tu e partito in mille parte, non vaglia. Oh tu ti fai strolago! Or vedrò se tu ne sai un buon dato. Come gira il sole?

Carafulla. Il sole non gira, noi giriamo; la terra è quella che si volge: non sai tu che il cielo si chiama fermamento? E quando costor vanno a torno alla terra e’ dicono: — Io ho girato tutta la cosmografia. —

Ghetto. Questo non dice giá frate Alberto del Carmine, che la terra giri, né fra Mauro d’Ogni Santi.

Carafulla. Che sanno eglino che’l ciel giri lui?

Ghetto. Al veder dell’andar del sole che ogni mattina si beva di qua e si nasconde di lá, la luna e le stelle, il dí e la notte.

Carafulla. Odi, Ghetto, lasciami dire. Se la terra stessi ferma, in un súbito la si mescolerebbe con l’acqua, col fuoco e con l’aria, e non durerebbe il mondo; la gira sempre, però giriamo ancóra noi del continuo. Questi palazzi che si fendono da capo a piedi, che i muratori dicano «egli ha fatto un pelo», vien perché è mal fondato; né deriva da altro se non che nel girar che fa la terra talvolta la dá un poco di scossa e le case minacciano rovina. Poi non vedi tu che col tempo ogni cosa dá giú? Dágli dágli, volgi volgi, e’ bisognerebbe bene che la cosa stessi forte nel manico che la non si dimenasse.

Ghetto. Come fa l’acqua nel girare a non si rovesciare, quando ch’è di sopra, all’ingiú tutta?

Carafulla. Togli una secchia in mano per il manico e giratela sopra il capo: non sai tu che la sta ferma che non se ne versa pur una gocciola?