Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/237

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ragionamenti arguti 231


Matteo. Simile cosa; ma la debbe esser breve cotesta diceria. Io vorrei metter le battaglie seguite tutte con la suo fine, il suo esito; e che si vedesse che modo usò quello a quel tempo e questo a quest’altro, e si comprendesse la differenza del fatto, e il medesimo fine: perché si trova uno aver governato un regno in un modo e un altro in un altro e tutti due venire a un segno; cosí, per il contrario, governare due fatti unitamente e aver poi diversissimo fine.

Soldo. Che cosa leggeste voi di bello iersera? (per lasciare andar cotesta vostra fatica che l’è gran cosa certo) leggeste voi cosa che abbiate a mente?

Matteo. Iersera fu sabato; io scrissi e non lessi; venerdí sera non mi sentivo troppo in cervello, perché eramo stati il giorno a Fiesole alla Cicilia; ma giovedí mi ricordo bene della lezione quasi quasi tutta; è vero che i nomi particulari non credo sapergli troppo per l’a punto.

Soldo. Poi che ’l fresco ci serve, voi potrete ragionarne alquanto.

Matteo. Al tempo dell’imperador il gran Giustiniano, dice che fu in Roma un cavaliere di nazion greca, allevato in Italia, di mediocre statura, e alquanto di pelo rosso, ma nella legge de’ cristiani buon osservator di quella. Veramente che a quei tempi era cosa amirativa, perché non solo una gran parte de’ cavalieri erano arriani, ma molti vescovi ancóra. Questo cavaliere aveva nome Narsete, e, per esser tanto ottimo uomo e valoroso soldato, fu eletto per capitano sopra tutto l’esercito dell’imperio romano. Era gran diligenza certo quella de’ romani, che, dove sapevano che fosse valore, fortuna buona e fortezza in un uomo, cercavano d’averlo; e questo era in tal numero. Costui fu tanto fortunato e valoroso che fu detto da molti che egli fosse un Ercole nella forza, un Ettore nell’audacia, nella generositá un Alessandro, nell’ingegno un Pirro e nella fortuna uno Scipione. Era, questo Narsete, capitano molto piatoso e costantissimo nella fede di Cristo, nel dar limosine larghissimo, nell’edificare nuovi monasterii assai affettuoso e nel rifar le chiese sollecitissimo; visitava gli spedali; e, finalmente, una