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248 i marmi - parte seconda


riguardano mai tanto che baste, questi girandolini, conciosia cosa che non posson dar giudizio se non di quel tanto che sanno. Non può, uno che non sa altro che sculpire, giudicare le poesie, né un puro pittore tassar le prose, né un gramatico distendersi nella filosofia come giudice, e manco un mecanico plebeo accusare un signore che governi male: ma si credon, costoro, come sanno fare, verbigrazia, un sonetto, saper comporre un Platone, o, come egli hanno tradotto una leggenda, saperne comporre altretanto. Oh come s’aviluppano eglino! Simil bacherozzoli stanno su quel «ma». Malanno che Dio dia loro!

Barone. La vi va! Pur che mentre voi cavate la fossa per farvi cader altri, che voi non ci saltiate dentro con loro, che come cieco v’accompagnate insieme.

Vittorio. Credi che io mi voglia attribuire il magisterio? Questo è quanto buono io abbia, che io so certo che tutte le cose mie son di poco valore; e lo conosco per questo, perciò che io le fo per dar pasto al mondo, non le fo per esser riputato dotto né eloquente né acquistar fama, credito o riputazione, ma per non mi stare. — Oh! tu potresti far qualche altra cosa di piú profitto. — Io son fra Lorenzone, che la poca fatica gli era una sanitá: lo scrivere baie mi ingrassa, il ridermi di chi dice che le son belle mi diletta e il farmi beffe di simil ciancie m’è un’allegrezza inestimabile. E cosí come io mi rido delle cose mie e che me ne mocco il naso — disse il Panata — cosí dell’altre stupisco; ogni cosa mi par bella, ciascuno mi par che sappia piú di me, reputo ogni ignorante migliore e piú stupendo di me, perché m’imagino che egli si creda tale e a tal fine abbia fatto la sua fatica e che la sia tenuta, da ciascuno che abbia giudizio, come la tengo io. In questo sono un poco arrogante, di credermi di aver giudizio, come gli altri che hanno giudizio in quelle cose medesime che io m’intendo.

Agnolo. Sta bene: so che voi giucate di scrima benissimo. Avete voi altro da dire in difesa vostra, perché v’ho garrito che dite male di chi v’offende?

Vittorio. Ho detto parte di cagione che mi conduce a offendere.