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44 i marmi - parte terza


l’empiervi troppo vi fa nausa, il votarvi debilita e dolore: ecco le radici dell’infirmitá dove le si fondano.

Quieto. Io che mangio bene, come posso amalarmi?

Ardito. Io vi dirò: bisogna fare al nostro ragionamento, e a ciò che voi m’intendiate meglio, un poco di peduccio, e entrare in termine. Dico adunque che tutto quello ch’entra nella nostra bocca, per via di liquido o di sodo, o egli è puro cibo e nutrimento o puro veleno, pura medicina, cibo medicinale o velenosa medicina.

Quieto. La mia memoria non è capace di tanti termini; ditemi a cosa per cosa: che chiamate voi nutrimento o cibo che nutrisca?

Ardito. Il mangiare e bere, ch’è puro nutrimento, è convertito dalla nostra digestione in pro del corpo, e non guasta il corpo, anzi si convertisce in sustanzia per utile e conservazione di quello; ma non vuol esser tanto cibo che superi la forza della natura che digerisce, perché, chi ne pigliasse molto e superchio, farebbe male.

Quieto. A me pare d’avere un certo ordine che non mi alteri; e la mia complessione (che so io come la si sia?) o calda e umida o secca o riarsa..., basta, io mi sento bene e mangio bene, e non voglio entrare in piú regole di vivere né di affaticarmi, mentre che questa mi giova.

Ardito. Voi favellate troppo bene; cosí fate: non accade che io dica altro.

Quieto. Anzi n’avrò piacere, per sapere ragionarne a un bisogno ancóra io. Di coloro che troppo mangiano che ne dite?

Ardito. Generano i troppi cibi su lo stomaco superfluitá, perché non si possono smaltire, onde si corrompono; e alle volte la gran caldezza ha vinto il caldo naturale e s’è trovato alcuni morir subitamente, per troppo mangiare e troppo bere. E come ho detto, si corrompono i cibi spesso, perché la natura non gli può regolare, e quella corruzione offende quel calor nostro temperato e distempera la complessione.

Quieto. Non voglio sapere altro per ora di quel resto che avete detto di medicine; ma mi basta sapere che ogni cibo che