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i marmi - parte terza 55


Negligente. Gran cosa che i dolori grandi non si possin celare e gli affanni non si possin coprire! Io, che sono la negligenza del mondo, quando il vostro signore era portato a sepellire con quella pompa di cavalleria dietro e si solennemente con tanti cordogli, fui forzato a dolermene, perché per sua cagione persi il bel Mugnone; e però, tratto dal desiderio dell’amore che io a tal loco aveva e dalla cagione d’avermelo perduto, desiderava di rivederlo, e scrissi dall’alpestro luogo ove io dimorava, fuggendo amore tutto sdegnato.

     Nei lidi estremi, ove ne more il giorno
lontan dal sol fra le gelate nevi,
quando piú i giorni son noiosi e brevi
corro veloce al mio dolce soggiorno:
     un nuvoletto Amor mi sparge intorno
e ’mpenna il cor e i piedi arditi e lievi
drizza per l’aure ch’or sí tarde e grevi
lá verso ove ’l sol nasce fan ritorno.
     Che se destin sott’altro ciel mi tiene,
ove sdegno d’amor mi trasse prima,
disio pur di calcar le nostre arene;
     e se non fa il dolor ch’entro ’l cor lima
con l’altro mio mortal finir la spene,
vedrò Mugnon e la sua spoglia opima.

Adormentato. Io, che mi sto sempre fra il letto e lettuccio, ho del continuo, fuor de’ miei, molti travagli, e, quando penso a’ miei vecchi amori, stupisco alle matterie che io ho fatte e de’ versi che io ho composti mi rido, perché scriveva cose da ridersene. Udite questo amoroso dialogo fra due amanti.

  — Non ardo e son nel foco. —
— Ed io son tutto foco in mezzo il ghiaccio. —
— La mia speranza fa ch’io mi disperi,
perché ’l mio foco viene
da sí suave sguardo ch’io no ’l sento. —
— Foco è ’l mio cor, che di fredda paura