Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/189

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numero infinito di cravatte: declamavano le poesie d'Aleardi, e leggevano Jacopo Ortis.

E Battista, che era brutto e tozzo con un lunghissimo naso un po' storto, si faceva la scriminatura da un lato, come Carlo: e annodava la cravatta alla bohémienne, come Valerio.

Anche Elena, la sorella, che Battista aveva conosciuta bambina fra due bambole gigantesche, era divenuta una leggiadra giovinetta, vestiva di celeste, e si guardava molto allo specchio.

Fausto, il piccolo, era sempre assorto nelle sue fantasticherie, delicato e malinconico su di un panchettino, presso alle ginocchia di sua madre.

Nella villa vicina, da molte stagioni vuota e squallida, era uscita una famiglia a villeggiare, la famiglia dei conti Frattina.

E il ragazzo Frattina si era legato subito d'amicizia con Carlo e con Valerio.

Erano gli anni febbrili che preludevano la guerra coll'Austria.

Un fremito di ribellione correva la patria, pulsava ed urgeva nelle sue più profonde vene.

Qua e là, all'improvviso, moti di malcontento scoppiavano, e scoppiavano in dieci luoghi nello stesso giorno, quasi nella stessa ora, subito repressi con violente reazioni. Poi tutto