Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/193

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li avrebbe più riveduti!... Che cosa faceva egli ormai nella casa, dacchè essi non c'erano più? Si era trattenuto per loro: era rimasto anche troppo! Se ne sarebbe andato: era tempo.

Era rientrato in casa cogli occhi gonfi e il viso sconvolto, sperando che tutti ormai fossero addormentati.

Invece, nel salotto dove ogni sera la famiglia si riuniva, ardeva ancora la grande lampada velata di rosso. La porta era spalancata.

E al di là di quella porta, tre figure immobili nel cerchio luminoso colpirono violentemente Battista «come se le vedesse in quella sera per la prima volta».

Una era la madre. Ella sedeva sotto alla lampada, presso alla tavola, e non piangeva. Abbandonava la testa fra le mani pallide e guardava nel vuoto.

Accanto a lei Elena, la fanciulla, colle bionde trecce serrate intorno al viso smorto, ricamava.

Battista sapeva che ella e Carlo Frattina si amavano.

Fausto si era addormentato coi ricci sul tappeto.

Battista sentì che non avrebbe mai avuto la forza di lasciarli, e sentì anche che non aveva il diritto di piangere.

La sera stessa si costrinse alla calma; e la mattina dipoi rientrò coraggiosamente nella stanza dei fuggiaschi, ripulì i fucili, i carnieri, allineò i libri, i disegni, riordinò il guardaroba messo a soqquadro, le cento cravatte abbandonate.