Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/217

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mutato.... La nostra società stessa è così cambiata, che vi assicuro, Everardo, io non mi trovo bene che qui, in mezzo alle vecchie cose, dove mi rifugio come in una rocca.

La marchesa Ottavia aveva pronunciato queste parole con un'amarezza e una forza che rivelavano sotto il vecchio involucro un'anima ancora giovanilmente energica e volontaria.

La partita era finita; ella congedò con un cenno il cappellano e mademoiselle Sarazin, e si alzò.

Era una vecchia alta, magra e dritta, con capelli candidi e il profilo imperioso. Vestita di un semplice abito di seta viola, colla cuffietta di trina in capo, conservava nello sguardo e nel portamento qualche cosa d'inconsape-volmente altero, di rigido, e quasi di dispotico, che teneva le persone a distanza malgrado la sua amabilità di gran dama.

Rifulgevano nel suo sangue e nei suoi lineamenti le caratteristiche dei Monfalcone: la tenacia, l'orgoglio indomabile, e l'indomabile intransigenza; ed ella impersonava due volte la razza, per la sua nascita e per il suo matrimonio, poichè nata Monfalcone, aveva sposato a sedici anni suo cugino Norberto dello stesso casato.

— Avete ragione, Ottavia, — disse il barone alzandosi lentamente e zoppicando un po'. — Milano è divenuta impossibile! Questa è l'ultima città dove noi della vecchia guardia possiamo trovarci bene. Scioperi, dimostrazioni, arbitrati, congressi, comizi.... ed anche quando