Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/328

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— Sì, ella è morta per te, per te! per i dispiaceri che le hai dati, per la paura e la vergogna che tu tornassi! E tu rubi anche, per giunta! tu rubi ai tuoi parenti.... per rinfronzolirti.... brutta, vecchia e ridicola come sei.... nella speranza di attirare gli nomini!! Pazza! pazza! civetta! svergognata! ladra! ladra!!....E noi dovremo tollerare tutto da te? dovremo ancora tacere??... No! — gridò Dorotea rivolgendosi alla Zia Zelinda e ad Alice che avevano assistito mute e allibite alla scena. — No, non taceremo! Antonio stasera saprà tutto!

E uscì dalla stanza tirandosi dietro l'uscio che sbatacchiò con veemenza.

Adelaide rimase sola, in piedi davanti allo specchio, nell'atteggiamento in cui la sorella l'aveva colta: colla cravatta in mano, senza lagrime: impietrita.

Il rimbombo della porta parve rimbombar sul suo cuore.

— Io ho fatto morire la mamma di crepacuore? Ah Dio mio, non è vero! questo non è vero! questo nonè vero! ditemi che non è vero!

Le lagrime e i singhiozzi proruppero con tale violenza che il povero petto scarno pareva dovesse spezzarsi; ella si gettò traverso il letto, affondò il capo fra i cuscini, nascondendosi come una bestia ferita a morte.

Quando risollevò la testa, una luce scialba entrava dalla finestra aperta, faceva quasi freddo, ma il cielo era tutto rosa, di quel dolce rosa violaceo che tinge per un momento i cieli