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nuova, e, «nello stesso tempo», distinta; di un raso bleu electrique coperto di tulle festonato e ricamato.
— Naturalmente bisogna saperlo portare, — disse sottovoce la contessa Clemenza quasi rispondendo a un suo intimo soliloquio, e guardò Rosa socchiudendo molto gli occhi. — È molto bello, molto fine, — continuò in fretta avvicinandolo a sè quasi da toccarlo. — Spero che ti stia bene. La colazione è fissata per sabato venturo, abbiamo dieci giorni di tempo.
E di nuovo ella guardò Rosa con una certa esitazione.
Rosa, che indossava una semplice camicetta di batista ed una corta gonna grigia, non sembrava affatto a disagio ed era molto bella, ma i suoi occhi si attaccavano allo strascico del nuovo vestito con così evidente angoscia, che la suocera trovò opportuno di rincuorarla ripetendo: — Abbiamo dieci giorni di tempo.
— Temo che non sarà possibile presentarla nemmeno sabato....- sospirò la contessa Clemenza, rivolgendosi a Giovanna, non appena Rosa si fu allontanata colla scatola.
— Perchè, contessa?
— Perchè non può, non sa.... Che vuoi che ti dica? Non è ancora a posto, insomma.
— Ma contessa! — redarguì famigliarmente la cameriera. — In poco più di due mesi, siamo giusti, vuole che faccia miracoli? A me pare che si sia ridotta anche troppo, poverina!... Uno che non sapesse, non direbbe mai...
— Eh sì! Ma tu conosci la.... finezza.... di mia