Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/40

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— «Schr hübsch! sehr hübsch!» — squittì la baronessa Grola con un sorriso che pareva una smorfia.

Baci e strette di mano. Il cameriere entra ad avvertire che la colazione è servita. Tutti passano in sala da pranzo. Seggono. La baronessa Grola ispeziona Rosa coll'occhialetto.

— «Sehr hübsch! sehr hübsch!...»

Per fortuna la zuppa fragrante di erbaggi e di crostini dà una nuova meta all'attenzione generale. La conversazione riprende e si fa tosto più gaia. Rosa parla poco; ella è seduta fra il barone Grola e don Giovanni Novelli; tutti i suoi sforzi sono rivolti a tagliare con nobiltà un'ala di pollo.

Il dottor Fabrizi che beve molto e mangia poco, gira lo sguardo intorno alla tavola e pensa: Perbacco! O ella è troppo bella per loro, o essi son troppo brutti per lei.

Folco sembra un vecchio, una scimmia perfezionata, più allampanato del solito, colla gran bocca che mostra i denti radi di cui uno tutto d'oro, le basette rossiccie sulle forti mascelle, due grandi orecchi sporgenti; la suocera scolorita, colle mani riparate dai guanti e gli occhi cisposi; il conte Ademaro, grande, grosso e panciuto, coi capelli rossi e il colorito acceso dei gottosi; il barone Grola col cranio lucido come una palla da bigliardo, il monocolo, e la dentiera posticcia; don Giovanni, un'ombra, un cero, uno spettro, colle mani lunghe, adunche, e venate; la baronessa col naso rincagnato e le enormi guance tedesche....