Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/44

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Anche lì!... Due occhi desolati si posarono sulla polenta e sulla corona.

— Bada di masticarla bene, — raccomandò lo suocero; — che non ti riesca pesante allo stomaco.

Egli era raggiante. Le parti adesso erano invertite: siccome la nuora, molto sofferente, lasciava di rado le sue stanze, era lui che andava a tenerle compagnia, animato dall'intenzione di «svagarla» coi suoi racconti «di famiglia», ma cadendo sempre a parlare del bimbo, dell'aspettato, del piccolo Ademaro promesso.... Che fosse una femmina non gli passava neppur per la mente: era un maschio, «doveva» essere un maschio; e se pure qualche volta l'incresciosa possibilità gli si affacciava, celava gelosamente il suo dubbio col superstizioso terrore che parlandone divenisse realtà.

Quanto a Rosa, ella non pensava al sesso; diceva: il bambino.... e non andava più in là. Tutto il suo pensiero, tutto il suo cuore, tutta la sua vita, erano chiusi nel cerchio magìco di quella parola.

....Due piccole manine, due piccole braccia tenere segnate all'ingiro dagli anelli, una, testina tonda come una mela che si appoggiasse sulla sua spalla colla leggerezza e il tepore d'un uccellino....

E finalmente lo suocero e lei s' intendevano, non avvertivano più barriere, non avvertivano più stonature: erano un solo cuore, un solo sangue per quel piccolo essere desiderato.