Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/60

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Ed egli tentò di baciarla sul collo.

Ella cercò ancora di dominarsi, di ottenere pietà, di soffocare il tremito che la scuoteva dalla testa ai piedi.

— Non vedi? — implorò, — non vedi, Folco? Il bambino sta male.

— Ti voglio, — rispose egli ghignando, e l'afferrò alla vita.

Allora con un balzo felino ella gli sfuggì, e con un altro balzo gli si appressò ancora, gli mise una mano sulla spalla (ella era più alta di lui, più forte, e l'orgasmo triplicava la sua forza); una mano che era un artiglio, la sua grossa mano di contadina avvezza a spaccare la legna, a tenere la zappa e la vanga, e violentemente lo sospinse verso la porta, lo cacciò fuor della stanza, senza ch'egli avesse tempo di dire una parola, di fare un atto di difesa.

— Via! via! via! — Chiuse l'uscio a chiave.

Poi, senza lagrime, marmorea in volto, riprese il suo posto al capezzale del figlio.

....Teresa bussava, rientrava col lume; Giovanna portava le tazze, la contessa Clemenza posava sul cassettone la Reliquia miracolosa; tutte attendevano alle loro consuete cure e non sapevano il cuor della madre.

Giovanna, amorevolmente, raccomandava a Rosa di mangiare qualche cosa, di non lasciarsi abbattere così; bisognava mangiare perchè il latte non le mancasse. Se il bambino ne voleva, che cosa avrebbe potuto dargli, se non mangiava?