Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/91

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di non trovare in lui il solito piccolo pappagallo ammaestrato, rattrappito nell'aria dei musei, ma un ometto intelligente e vivace, un fanciullo, che comprende quello che dice, e che nell'aridità delle date e dei nomi insinua ingenuamente la nota comica e originale della sua piccola personalità e un istintivo senso d'arte, ed uno spumeggiar d'arguzia prettamente italiana, anzi siciliana.

— «Il est très, très intelligent», — diss' ella alla sua compagna, non così piano che Nennè non udisse, e una fiamma di gioia e d'orgoglio lo avviluppò come una lingua di fuoco.

Entrarono nel salotto di Dürer, tuttora intatto. La signora sedette nel vecchio seggiolone, si rannicchiò tutta nel gran boa.

....Che freddo, in pieno agosto, in quella piccola stanza triste che sapeva tante cose passate! presso a quella tavola che ricordava le dispute della bisbetica moglie di Dürer, e lo spegnersi lento e doloroso della madre di lui, mentre egli ne segnava il mirabile ritratto!... Eppure le pareti erano rivestite di legno, e la finestra dai lattiginosi vetri rotondi era ben chiusa, chiusa la porta che tanti secoli innanzi si era forse più di una volta scostata per lasciar passare, pallida e ardente, l'alta figura di Martin Lutero.

L'istitutrice e il piccolo marinaio sfogliavano l'album delle riproduzioni. La signora interrogava Nennè.

— Faceva sempre così freddo a Norimberga?...