Pagina:Due novelle aggiunte in un codice del MCCCCXXXVII.djvu/24

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grande fuoco a sedere, disse l’uno di questi mercatanti, che per li savi si teneva che il tempo era la più cara cosa che fosse, e che quello perdendo mai racquistare non si poteva: e però, acciò che quella particella della notte che vegghiare intendevano utilemente si spendesse, dove a gli altri piacesse, a lui parrebbe che si dovesse per alcuni di loro novellare delle cose preterite, e narrare de’ casi fortuiti già a molti addivenuti. Fu da tutti molto commendato il detto di quello, e così più e più bellissime novelle vi si raccontarono; infra quali una ve ne fu che sopra tutte le altre piacendomi, acciò che per li tempi futuri raccontata da molti fosse, m’è piaciuto di scriverla, come appresso udirete.



    e Francesca da Rimini conoscessero i lor dubbiosi desiri, onde dice al canto 5 dell’Inferno: «Galeotto fu il libro e chi lo scrisse» la voce galeotto divenne per antonomasia sinonima di mezzano. Così al Decamerone del Boccaccio diedesi il secondo titolo di Principe Galeotto per significare che col pieno adescamento che porge assume in maggior grado gli offici di quel cavaliere.