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Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/269

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non prendere la scala, come se io avessi commesso l’azione la più virtuosa? Perchè non andare a trovar Rosa nella sua camera? Perchè non ispiegarle il fatto e saltar seco lei della finestra nel Wahal? Io so certo nuotare per due. Con Rosa? ma Grifo, mio Dio, è suo padre; ella per quanto mi ami, non potrebbe perdonarmi giammai d’averle strangolato il padre benchè bestiale, benchè più che severo cattivo. Bisognerà allora entrare in discussione, in ragionamento, durante il quale sopraggiungerà qualche aiuto, qualche soprastante, che avendo trovato Grifo ancora scalciante o strozzato affatto, mi rimetterà le mani a dosso; e rivedrò allora il Buitenhof e il lampeggiare di quella maledetta spada, che questa volta non si arresterebbe a mezzo, e farebbe conoscenza con la mia nuca. Niente di tutto questo, Cornelio, amico mio, niente; gli è un cattivo mezzo! Ma allora cosa almanaccare? come ritrovar Rosa?»

Tali erano le riflessioni di Cornelio, tre giorni dopo la scena funesta della separazione tra Rosa e suo padre giusto nel momento, in cui noi abbiamo mostrato Cornelio appoggiato sulla sua finestra. E in questo stesso momento entrò Grifo.

Ei teneva in mano un enorme bastone; gli occhi suoi balenavano un pensiero sinistro; un sinistro sorriso increspava le sue labbra; un sinistro ondeggiamento agitava la sua persona, e il suo contegno silenzioso spirava disposizioni sinistre.

Cornelio affranto, come lo abbiamo visto, dalla necessità, che il raziocinio avea condotto fino alla convinzione, Cornelio lo intese entrare, indovinò che fosse lui, ma non si volse nemmeno un tantino.