Pagina:E supremi apostolatus (edizione Roma 1903).djvu/8

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di coloro, i quali, misurando alla stregua umana le cose divine, cercheranno di scrutare quali sieno le secrete mire del Nostro animo, torcendole a scopo terreno ed a studî di parte. A recidere ogni vana lusinga, diciamo a costoro con ogni asseveranza che Noi altro non vogliamo essere, nè col divino aiuto, altro saremo dinanzi alla società umana se non il Ministro di Dio, della cui autorità siamo depositarî. Gl’interessi di Dio saranno gl’interessi Nostri; pei quali siam risoluti di tutte spendere le Nostre forze e la vita stessa. Per lo che, se alcuno da Noi richiede una parola d’ordine, che sia espressione della nostra volontà, questa sempre daremo e non altra: Restaurare ogni cosa in Cristo.

Nella quale magnifica impresa C’infonde somma alacrità, o Venerabili Fratelli, la certezza che vi avremo tutti cooperatori generosi. Del che se dubitassimo, dovremmo, ingiustamente, ritenervi o inconscî o non curanti di quella guerra sacrilega che ora, può dirsi in ogni luogo, si muove e si mantiene contro Dio. Giacchè veramente contro il proprio Creatore fremettero le genti e i popoli meditarono cose vane1; talchè è comune il grido dei nemici di Dio: Allontánati da noi2. E conforme a ciò, vediamo nei più degli uomini estinto ogni rispetto verso Iddio eterno, senza più riguardo al suo supremo volere nelle manifestazioni della vita privata e pubblica; che anzi, con ogni sforzo, con ogni artifizio si cerca che fin la memoria di Dio e la sua conoscenza sia del tutto distrutta.

  1. Ps. ii, 1.
  2. Iob. xxi, 14.