Pagina:Elegia scritta in un cimitero campestre.djvu/4

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tra ricchezza che l’oro? E non vale sopra questo la fama, la quale ci diparte dal volgo, e mentre ci assicura dalla seconda morte, fa che da noi in certo modo si sprezzi, o si curi meno la prima? Ennio certamente nell’epitafio, che a se compose egli stesso: nessuno, dice, m’onori di lagrime, o mi faccia l’essequie col pianto; perocchè io men volo vivo per le bocche de gli uomini. Nè fa già bisogno per questo cantare, com’egli fece, i fatti generosi de gli avi, ovvero sia tessere gran poemi; che così i piccioli, come i grandi, se sono perfetti, bastano all’immortalità. Testimonio di ciò è Anacreonte fra i Greci, Catullo infra Latini, il Casa fra gl’Italiani, e fra i vostri il gran Lirico pur ora estinto Tommaso Gray. Questi con un libretto di poche pagine s’è fatto scudo contro il tempo; talchè quanto durerà in pregio la poesia Inglese, tanto vivrà egli ancora chiaro ed illustre. Ora avendo io de’ suoi componimenti tradotto quello, cui egli finge avere scritto in