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Poesie 7


Vorrei ancora una volta poter mirar la pianura in fiore,
   che gli anni miei fanciulli e candidi tessè,
che ascoltò un giorno il balbettar mio infantile,
   che vide i giuochi miei di fanciullo e le mie folli corse.

25Il susurro armonioso del ruscello che geme,
   l’inno che il coro degli augelli intona,
la canzone delle fronde che stormiscono in cadenza
   destaron nel mio petto il germe d’un gentil rimpianto.

Sì, sì, sarei felice, se fossi ancora una volta
   30là, nella mia patria cara, nel paese dove son nato,
se potessi benedire colla mente infiammata
   i sogni della giovinezza, i sogni dell’ideale.

Persin la Morte, che terror fra gli umani diffonde
   attraverso le vene che vibran de’ gelidi suoi brividi,
35persin la Morte lì m’addormenterebbe in dolce calma,
   e tra sogni di felicità me n’andrei verso le nubi.

V.

ALLA BUCOVINA.


Non dimenticherò mai, o bella Bucovina,
il genio tuo romantico, i monti tra la luce,
                       le valli tra i fiori,
i fiumi rimbalzanti fra picchi dirupati,
5le acque che risplendono qual freschi diamanti,
                       oltre i campi, lontano.
Del mio destino sorrisi e gemiti
canterellati in nenie, canterellati in sogni,
                       sottovoce, in segreto,
10mi tornan tutti alla memoria, mi sfilano dinanzi,
il cuor mi rubano, e, con dolci parole,
                       mi sussurran parole di rimpianto.
Solo sul tuo seno i genii malefici,
che spoglian di malie lo stame della mia vita,
                       15par che sonnecchino: