Pagina:Eneide (Caro).djvu/111

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70 l’eneide. [470-494]

470Ti riveggiamo! E qual fero accidente
Fa sì deforme il tuo volto sereno?
E che piaghe son queste? Egli a ciò nulla
Rispose, come a vani miei quesiti;
Ma dal profondo petto alti sospiri
475Traendo, Oh! fuggi, Enea, fuggi, mi disse:
Togliti a queste fiamme. Ecco che dentro
Sono i nostri nemici. Ecco già ch’Ilio
Arde tutto e ruina. Infino ad ora
E per Priamo e per Troia assai s’è fatto.
480Se difendere omai piú si potesse,
Fòra per questa man difesa ancora:
Ma dovendo cader, le sue reliquie
Sacre e gli santi suoi numi Penati
A te solo accomanda; e tu li prendi
485Per compagni a’ tuoi fati; e, come è d’uopo,
Cerca loro altre terre, ergi altre mura;
Chè dopo lungo e travaglioso essiglio
L’ergerai piú di Troia altere e grandi.
Detto ciò, da le chiuse arche reposte
490Trasse, e mi consegnò le sacre bende,
E l’effigie di Vesta e ’l foco eterno.
     Spargonsi intanto per diverse parti
De la presa città le grida e ’l pianto
E ’l tumulto de l’armi; e rinforzando


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