Pagina:Eneide (Caro).djvu/116

Da Wikisource.
[595-619] libro ii. 75

595Che l’altezza facea degli edifici.
     Or chi può dir la strage e la ruina
Di quella notte? E qual è pianto eguale
A tante occisïoni, a tanto eccidio?
Troia ruina, la superba, antica
600E glorïosa Troia, che tant’anni
Portò scettro e corona. Era, dovunque
S’andava, di cadaveri, di sangue,
D’ogni calamità pieno ogni loco,
Le vie, le case, i tempii. E non pur soli
605Caddero i Teucri, chè l’antico ardire
Destossi, e surse alcuna volta ancora
Negli lor petti. I vincitori e i vinti
Giacean confusamente, e d’ogni lato
S’udian pianti e lamenti; e questi e quelli
610Eran da la paura e da la morte
In mille guise aggiunti. Andrògeo il primo
De’ Greci fu, ch’avanti ne s’offerse
Condottier di gran gente. Egli avvisando
Parte sollecitar de la sua schiera,
615Affrettatevi disse; a che badate?
Che ’ndugio è 'l vostro? Altri espugnata ed arsa
E depredata han di già Troia; e voi
Testè venite? Avea ciò detto a pena,
Che ’l segno e la risposta indarno attesa,


[360-376]