Pagina:Eneide (Caro).djvu/170

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[620-644] libro iii. 129

620Ti sembra, è da tal via, da tanti intrichi
Scevra da te, ch’anzi che tu v’aggiunga,
Ti parrà malagevole, e lontana
Più che non credi; e ti fia d’uopo avanti
Stancar più volte i remiganti e i remi,
625E ’l mar de la Sicilia e ’l mar tirreno,
E i laghi inferni e l’isola di Circe
Cercar ti converrà, pria che vi fondi
Securo seggio. Io di ciò chiari segni
Darotti, e tu ne fa’ nota e conserva.
     630Quando più stanco e travagliato a riva
Sarai d’un fiume, u’ sotto un’elce accolta
Sarà candida troia, ed arà trenta
Candidi figli a le sue poppe intorno,
Allor di’: Questo è ’l segno e ’l tempo e ’l loco
635Da fermar la mia sede, e questo è ’l fine
De’ miei travagli. Or che l’ingorda fame
Addur ti deggia a trangugiar le mense,
Comunque avvenga, i fati a ciò daranno
Oportuno compenso; e questo Apollo
640Invocato da voi presto saravvi.
Queste terre d’Italia e questa riva
Vèr noi volta e vicina ai liti nostri,
È tutta da’ nimici e da’ malvagi
Greci abitata e cólta: e però lunge

Caro. — 9. [381-398]