Pagina:Eneide (Caro).djvu/412

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[520-544] libro viii. 371

520De la ninfa indovina, ch’anzi a tutti
Del Pallantèo predisse e de’ Romani
La futura grandezza. Indi seguendo
Un gran bosco gli mostra: ove l’Asilo
Romolo contrafece; e ’l Lupercale,
525Che, quale era in Arcadia a Pan Liceo,
Sotto una fredda rupe era dicato.
Poscia de l’Argileto gli dimostra
La sacra selva; e d’Argo ospite il caso
Gli conta, e se ne purga e se ne scusa.
530A la Tarpeia Rupe, al Campidoglio
Poscia l’addusse; al Campidoglio or d’oro,
Che di spini in quel tempo era coverto,
Un ermo colle dai vicini agresti
Per la religïon del loco stesso
535Insino allor temuto e riverito:
Ch’a veder sol quel sasso e quella selva
Si paventava. E qui soggiunse Evandro:
     In questo bosco, e là ’ve questo monte
È più frondoso, un dio, non si sa quale,
540Ma certo abita un dio. Queste mie genti
D’Arcadia han ferma fede aver veduto
Qui Giove stesso balenar sovente,
E far di nembi accolta. Oltre a ciò vedi,
Qui su, quelle ruine e quei vestigi


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