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Pagina:Eneide (Caro).djvu/419

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378 l’eneide. [695-719]

695Che spira da’ gran mantici, e le strida
Che, ne’ laghi attuffati e ne l’incudi
Battuti, fanno i ferri, in un sol tuono
Ne l’antro uniti, di tenore in guisa
Corrispondono a’ colpi de’ ciclopi,
700Ch’al moto de le braccia or alte or basse
Con le tenaglie e co’ martelli a tempo
Fan concerto, armonia, numero e metro.
     Mentre in Eolia era a quest’opra intento
Di Lenno il padre, ecco, sorgendo il sole,
705Surse al cantar de’ mattutini augelli
Il vecchio Evandro; e fuori uscío vestito
Di giubba con le guigge a’ piedi avvolte,
Com’è tirrena usanza. Avea dal destro
Omero a la Tegèa nel manco lato
710Una sua greca scimitarra appesa.
Avea da la sinistra di pantera
Una picchiata pelle, che d’un tergo
Gli si volgea su l’altro; e da la ròcca
Scendendo, gli venian due cani avanti,
715Come custodi i suoi passi osservando.
In questa guisa il generoso eroe,
Come quei che tenea memoria e cura
Di compir quanto avea la sera avanti
Ragionato e promesso, a le secrete


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