Pagina:Eneide (Caro).djvu/460

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[570-594] libro ix. 419

570I forti omeri indarno. Appresso in campo
S’adattò di Messápo un lucid’elmo
D’alto cimiero adorno: e ’n questa guisa
Se ne partian vittorïosi e salvi.
     Intanto di Laurento eran le schiere
575Uscite a campo, e i lor cavalli avanti
Precorrean l’ordinanza, ed a re Turno
Ne portavano avviso. Eran trecento
Tutti di scudo armati; e capo e guida
N’era Volscente. Già vicini al campo
580Scorgean le mura; quando fuor di strada
Videro da man manca i due compagni
Tener sentiero obliquo. Era un barlume
Là ’v’era l’ombra, e là ’v’era la luna,
Agli avversi suoi raggi la celata
585Del male accorto Eurïalo rifulse.
Di cotal vista insospettì Volscente,
E gridò da la squadra: O là fermate.
Chi viva? A che venite? Ove n’andate?
Chi siete voi? La lor risposta incontro
590Fu sol di porsi in fuga e prevalersi
De la selva e del buio. I cavalieri
Ratto chi qua chi là corsero a’ passi,
Circondarono il bosco; ad ogni uscita
Posero assedio. Era la selva un’ampia


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