Pagina:Eneide (Caro).djvu/461

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420 l’eneide. [595-619]

595Macchia d’elci e di pruni orrida e folta,
Ch’avea rari i sentieri, occulti e stretti.
E gl’intrichi de’ rami e de la preda
Ch’era pur grave, e ’l dubbio de la strada
Tenean sovente Eurïalo impedito.
600Niso disciolto e lieve, e del compagno
Non s’accorgendo ch’era indietro assai,
Oltre si spinse. E già fuor de’ nemici
Era ne’ campi che dal nome d’Alba
Si son poi detti albani. Allor le razze
605E le stalle v’avea de’ suoi cavalli
Il re Latino. E qui poscia ch’un poco
Ebbe il suo caro amico indarno atteso,
Gridando, ah disse, Eurïalo infelice,
U’ sei rimaso? U’ più (lasso) ti trovo
610Per questo labirinto? E tosto indietro
Rivolto, per le vie, per l’orme stesse
Di tornar ricercando, si rimbosca.
Erra pria lungamente, e nulla sente:
Poscia sente di trombe e di cavalli
615E di voci un tumulto: e vede appresso
Eurïalo fra mezzo a quelle genti,
Qual cacciato leone. E già dal loco
E da la notte oppresso si travaglia,
E si difende il poverello invano.


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