Pagina:Eneide (Caro).djvu/478

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[1020-1044] libro ix. 437

1020Fatto vicino, in tal guisa gli disse:
Bástiti aver, d’Enea preclaro figlio,
Senza alcun rischio tuo Numáno ucciso.
Di questa prima lode il grande Apollo
Ti privilegia, e non t’invidia il colpo,
1025Nè ’l paraggio de l’arco. Or da la pugna
Ritraggiti. E, ciò detto, da la vista
De’ circostanti si ritrasse anch’egli,
E sormontando dissipossi e sparve.
Rassembrarono in Bute i Teucri Apollo
1030E riconobber la faretra e l’arco,
Che fuggendo sonar anco s’udiro.
E fer sì, con le preci e col precetto
D’un tanto iddio, ch’Ascanio, ancor che vago
Fosse di pugna, se ne tolse alfine;
1035Ed essi apertamente a ripentaglio
Misero in vece sua le vite loro.
Spargesi un grido per le mura intanto,
Per tutte le difese; e tutti agli archi,
Tutti a tirar, tutti a lanciar si diero
1040D’ogni sorte arme, e d’ogni parte il suolo
N’era coverto; quando altro conflitto
Cominciossi di scudi e di celate;
Una mischia di picche, una battaglia
Che crescea, tuttavolta, rinforzando


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