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Pagina:Eneide (Caro).djvu/484

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[1170-1193] libro ix. 443

1170E tal fa colpo. Ed a ferire alzato
L’investì ne la fronte, e gli divise
Le tempie, le mascelle e ’l mento ignudo
Ancor di barba, infin là ’ve s’appicca
Il collo al petto. Al suon de la percossa,
1175Al fracasso de l’armi, a la ruina,
Che fer cadendo quelle membra immani,
Tremò la terra e ne fu d’atro sangue
E di cervella aspersa. Egli morendo
Giacque rovescio, e dechinò la testa
1180Parte a l’omero destro e parte al manco.
Al cader di costui tal prese i Teucri
Téma e spavento, che dispersi in fuga
Sèn giro. E s’era il vincitore accorto
D’aprir la porta e di por dentro i suoi,
1185Fòra stato quel giorno e de la guerra
E de’ Troiani il fine. Ma la furia
E l’ardor di combattere e l’insana
Ingordigia di sangue ne ’l distolse.
Onde seguendo, in Falari ed in Gige
1190S’abbattè prima. A l’uno il petto aperse;
Sgherrettò l’altro. A quei ch’erano in fuga
Con l’aste di color ch’eran caduti
Fería le terga: e nuova occisïone


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