Pagina:Eneide (Caro).djvu/616

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[270-294] libro xii. 575

270Io son che te l’impongo, e te n’affido.
Con questo la lasciò sospesa e mesta,
E d’amara puntura il cor trafitta.
     Ecco vengono al campo i regi intanto;
Latino il primo, alto in un carro assiso,
275Che da quattro suoi nitidi corsieri,
Di gran macchina in guisa, era tirato,
E, di dodici raggi il fronte adorno,
Del Sole, avo di lui, sembianza avea.
Turno traean due candidi destrieri,
280Con due suoi dardi in mano agili e forti.
Enea, de la romana stirpe autore,
Con l’armi sue celesti e con lo scudo
Che dianzi da le stelle era venuto,
Uscío da l’altro canto, e seco a pari
285Ascanio, il figlio suo, de la gran Roma
La seconda speranza. A mano a mano
Il sacerdote in pura veste involto
Anzi agli accesi altari il nuovo parto
D’una setosa porca, ed una agnella
290Ancor non tosa al sacrificio addusse;
E vòlti a l’orïente, in atto umíle
S’inchinâr tutti e vino e farro e sale
Sparser d’ambe le parti; ambe col ferro,
Sì com’era uso, a le devote belve


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