Pagina:Enriques - Problemi della scienza, 1906.djvu/132

Da Wikisource.
118 capitolo iii

conviene esaminare più da vicino questa trasformazione e dilucidare due problemi, l’un l’altro subordinati, che concernono la valutazione delle teorie scientifiche.

1) Allorchè alcune ipotesi, poste in un ordine di fatti, vengono trasformate col ragionamento, si assume come evidente che la realtà o meno delle premesse porti quella delle conseguenze; allo stesso titolo si assume la supposizione inversa, se si tratti di deduzioni invertibili, cioè se le ipotesi date e le trasformate sieno logicamente equivalenti.

Una tale supposizione, ove si adotti senza restrizioni, attribuisce alla deduzione un valore reale, ed implica che il suo impiego sia incondizionatamente legittimo in ogni ramo della Scienza. Ma è il caso di investigare quanto questo giudizio sia giusto.

A tale scopo ci proponiamo il problema generale «come sia possibile che il processo logico porga una rappresentazione del reale», cioè sotto quali condizioni ed in qual modo avvenga che la trasformazione dei concetti (determinata secondo leggi subiettive) si rispecchi in una trasformazione dei rapporti reali, implicante un legame di coesistenza di questi.

2) Il secondo problema, subordinato al primo, concerne il modo di verificare un dato sistema di ipotesi, concatenate in una teoria; si tratta dunque di rispondere alla domanda «se, ed entro quali limiti, una data teoria deduttiva sia atta a rappresentare un certo ordine di rapporti reali».


§ 21. Rappresentazione logica e postulato della conoscenza.

Diciamo anzitutto del primo problema.

La possibilità di rappresentare logicamente la realtà deve essere intesa in questo senso, che: agli invarianti dell’esperienza, che costituiscono le cose reali (oggetti e rapporti), possonsi far corrispondere gl’invarianti (oggetti) del pensiero, per modo che alle coesistenze e successioni invariabili di quelle corrispondano classi e serie di questi.

Il postulato della conoscenza enunciato nel cap. II afferma già in via approssimata codesta generica possibilità; ma è chiaro che se si assume la rappresentazione logica del reale come illimitatamente proseguibile, si viene a prendere il postulato suddetto in un senso rigoroso, che oltrepassa quanto è richiesto come fondamento delle conoscenze necessarie alla vita.

Supponiamo, per un istante, che codesto senso rigoroso sia ricevibile, cioè che possa ammettersi una esperienza logicamente disposta, condotta ad un grado assoluto di perfezione, e domandiamoci quindi quali condizioni vengano in tal modo supposte. Siamo tratti allora, con Kant, a prendere le intuizioni fondamentali di sostanza e di causa come rapporti necessari ed universali, contenenti appunto le condizioni a priori per la possibilità dell’esperienza. Alle